Bimba con due mamme: sì alla dicitura “genitore” sulla carta di identità.
Il caso nasce dal fatto che due donne (una madre naturale di una minore e l’altra madre adottiva della stessa) hanno chiesto agli uffici di Roma Capitale l'emissione di una carta di identità elettronica (C.l.E.), valida per l'espatrio, a nome della figlia minore con l'indicazione dei propri nominativi con la qualifica di «madre» e «madre» o, in alternativa, con la dicitura "neutra” di «genitore» per entrambe.
I suddetti uffici di Roma Capitale hanno rigettato la richiesta perché, nell’emissione della Carta di Identità, il decreto del Ministro dell'interno del 31 gennaio 2019, prevede esclusivamente la dicitura «padre» e «madre» per la compilazione dei campi contenenti i nominativi dei genitori.
Le due donne hanno, quindi, fatto ricorso alla Giustizia e il Tribunale di Roma ha accolto la domanda affermando che esiste una situazione giuridica e di fatto indiscutibile, rappresentata dal rapporto madre/figlia tra la minore e le due genitrici (una naturale e l'altra adottiva), entrambe di sesso e genere femminile, e costitutiva di una famiglia.
Un’indicazione diversa rispetto all’identità sessuale e di genere sul documento di identità della minore costituirebbe un'ingerenza nel diritto della minore al rispetto della vita privata e familiare tutelata sia dalla CEDU ( Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo) sia a livello internazionale dalla Convenzione di New York del 20 novembre 1989 sui diritti del fanciullo.
L' identità familiare è infatti parte integrante dell'identità personale dell'individuo.
Il Tribunale, inoltre, ha ritenuto che la dicitura "genitore" anziché "madre" e "madre" sia la più idonea a bilanciare l’interesse delle ricorrenti con l'esigenza di rispettare i criteri del trattamento dei dati personali, siccome è la funzione genitoriale esercitata nei confronti della minore che deve emergere dal documento e non l'indicazione specifica del ruolo parentale specifico sessualmente caratterizzato.
La pronuncia del Tribunale di Roma è importante perché si pone nel solco di quell’orientamento giurisprudenziale favorevole a valorizzare le nuove forme di genitorialità – le cosiddette famiglie “same sex” – che vanno sempre più emergendo nel nostro Stato.
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